La supply chain, o catena di approvvigionamento, sappiamo essere il processo che consente di portare sul mercato un prodotto o servizio dal fornitore al cliente. Comprende perciò l’intero iter di produzione e distribuzione, dall’acquisizione delle materie prime fino alla consegna del prodotto al consumatore finale. Gli attori coinvolti in questi complessi processi sono molteplici: azienda produttiva, terzisti, fornitori e clienti.
La catena di approvvigionamento sostenibile è un approccio alla gestione della supply chain che pone attenzione all’ambiente, alla società e all’economia nei processi di approvvigionamento, produzione e distribuzione. L’obiettivo di quelle che sono (delle buone) pratiche della supply chain sostenibile, è quello di ridurre l’impatto ambientale e sociale delle attività aziendali durante tutta la catena di approvvigionamento, promuovendo allo stesso tempo pratiche commerciali, etiche e sostenibili.
Emissioni delle supply chain
Il cambiamento climatico che stiamo vivendo evidenzia l’urgente necessità di trasformare le catene di approvvigionamento in modo da renderle più sostenibili. Per questo scopo, le organizzazioni internazionali e le imprese sono tenute ad esaminare e attuare nuove misure per ridurre l’impatto ambientale delle supply chain. L’Unione Europea, nell’ampio quadro del Green Deal, si sta impegnando a promuovere misure in grado di influenzare i processi delle catene di approvvigionamento: basti pensare alla Normativa UE CSRD, che prevede l’obbligo per le aziende di rendicontazione riguardo al loro impatto ambientale, sociale e di governance (ESG).
Le supply chain delle industrie sono responsabili non solo dell’emissione di enormi quantità di gas serra a livello globale. Possono contribuire infatti ad altri tipi di inquinamento: quello idrico, dell’atmosfera e del suolo e sono in grado di generare grandi quantità di rifiuti solidi – imballaggi e scarti di produzione inclusi – che possono essere smaltiti o, peggio, essere dispersi nell’ambiente, contribuendo all’inquinamento da plastica e altri materiali non biodegradabili.
Per comprendere la portata delle emissioni e dell’inquinamento legate ad un’industria produttiva, prendiamo come esempio quella tessile, responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio. Nel 2020, il settore tessile in Europa è stata la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo. Nello stesso anno, per fornire ad ogni cittadino dell’UE abiti e scarpe, sono stati necessari in media 9 metricubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime.
Inoltre le stime dell’Agenzia europea dell’ambiente riportano che solo nel 2020 gli acquisti di prodotti tessili hanno generato circa 270 chilogrammi di emissioni di CO2 a persona: in totale, i prodotti tessili consumati nell’UE hanno generato emissioni di gas serra pari a 121 milioni di tonnellate.
Aziende, produzione e sostenibilità
Le aziende, come si stanno muovendo per rendere maggiormente sostenibile la propria supply chain? Il report State of Supply Chain Sustainability 2023, realizzato dal MIT Center for Transportation & Logistics, restituisce un quadro della situazione. La ricerca ha indagato, tramite le risposte di 2.300 professionisti sparsi in tutto il mondo, quali fossero le attività adottate per rendere maggiormente sostenibili le catene di approvvigionamento delle imprese per cui lavorano. È emerso che solamente il 35% delle aziende consultate si è posta l’obiettivo “emissioni nette zero”, contro il 65% che non l’ha ancora fatto. Con l’espressione “net zero emissions” si intende l’obiettivo a lungo termine di un’azienda nel voler eliminare quasi totalmente le emissioni di gas serra. Sapendo però che si tratta di un processo non realmente realizzabile, l’impresa si permette di compensare le emissioni attraverso pratiche come il riassorbimento meccanico di CO2 prodotta o provvedendo a piantare alberi.
Inoltre, dal report emerge che l’impegno verso l’eliminazione di emissioni è disomogeneo dal punto di vista geografico: le aziende che adottano obiettivi di zero emissioni sono rispettivamente il 53% in Europa e il 44% negli Stati Uniti, mentre questa visione è supportata dal 36% delle aziende in Asia e dal 22% di quelle in America Latina.
Pratiche per una supply chain sostenibile
La ricerca del MIT Center for Transportation & Logistics afferma che il 43% delle aziende interpellate, per migliorare la sostenibilità della propria catena di approvvigionamento, ha iniziato dal 2023 a redigere una mappatura puntuale della supply chain. Si tratta in realtà di una pratica indispensabile a ridurre al minimo i rischi aziendali e ad individuare eventuali errori in uno dei passaggi della supply chain. Ma in concreto, quali sono tutti gli step che se adottati possono rendere sostenibile, nei limiti del possibile, la catena di approvvigionamento di un’azienda.
1. Approvvigionamento responsabile:
Selezione dei fornitori: affidarsi a fornitori che rispettano standard ambientali e sociali, che possiedono certificati provenienti da organizzazioni riconosciute. A questo proposito, il report del MIT afferma che l’80% delle aziende interpellate redige codici di condotta dei fornitori per migliorare il monitoraggio della sostenibilità della supply chain.Produzione ecologica:
- Efficienza energetica: implementare tecnologie e processi che riducono il consumo energetico.
- Riduzione dei rifiuti: lavorare per ottimizzare i processi per minimizzare i rifiuti prodotti e promuovere riciclaggio e riutilizzo dei materiali.
2. Logistica sostenibile:
- Trasporti a basso impatto: utilizzare mezzi di trasporto meno inquinanti, come veicoli elettrici o ibridi, e ottimizzare i percorsi per ridurre le emissioni di CO2.
- Imballaggi eco-friendly: prediligere materiali di imballaggio riciclabili o biodegradabili e ridurre al minimo l’uso di plastica.
3. Gestione delle risorse:
- Uso efficiente delle risorse: ridurre l’uso di risorse naturali come acqua e materie prime non rinnovabili.
- Energie rinnovabili: investire in fonti di energia rinnovabile come solare, eolica e biomassa per alimentare le operazioni aziendali.
4. Etica e responsabilità sociale:
- Condizioni di lavoro: garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose lungo tutta la catena di approvvigionamento.
- Impegno comunitario: supportare le comunità locali attraverso iniziative sociali e progetti di sviluppo sostenibile.
Rendere il più sostenibile possibile la supply chain delle aziende è realizzabile mediante una gestione sostenibile delle risorse – materie prime, energia, acqua, ecc –, dei processi produttivi e di distribuzione e attraverso l’utilizzo di energie rinnovabili. Per compiere questo importante passo, è necessario che tutti gli attori che lavorano alla catena di approvvigionamento, dai fornitori delle materie prime, degli imballaggi e fino alla distribuzione degli ordini, operino in modo concreto.
Si tratta di un lavoro estremamente impegnativo, possibile grazie al progresso e all’innovazione, che merita di essere compiuto per salvaguardare il nostro Pianeta.