Organizzazione e processi

Generazioni al lavoro: differenze, approcci e opportunità

Quattro diverse generazioni, oggi, popolano il mondo del lavoro. Che cosa cercano dalle loro carriere? Come farle convivere, in ambito professionale? 

Oggi, contribuiscono a rendere il mondo del lavoro dinamico, sfidante ed innovativo le sue eterogenee risorse, appartenenti a diverse generazioni. All’appello: i cosiddetti Baby Boomers che, complice l’allungamento della vita lavorativa e la possibilità del rinvio dell’età pensionabile, rappresentano la generazione più matura, la GenX, i Millennials e la GenZ.

Questo panorama multigenerazionale offre ai lavoratori e ai datori di lavoro nuove opportunità e stimoli, che meritano di essere introiettati e capiti.

 

Chi sono le quattro generazioni e come si comportano a lavoro?

Non sono solo anagrafiche le differenze che attraversano le varie generazioni di lavoratori. All’interno di queste ideali categorie temporali, vanno identificati degli individui accomunati dall’essere cresciuti e aver vissuto un determinato periodo storico in grado di plasmare la loro mentalità, valori e desideri di carriera.

  • Baby Boomers: nati tra il 1946 e il 1964, subito dopo il boom economico del secondo dopoguerra. Hanno vissuto, durante la loro gioventù, degli anni di intenso impegno civile, sociale e politico. Sono abituati a un modello lavorativo tradizionale, apprezzano la stabilità e la gerarchia. Rimasti spesso fedeli alla stessa azienda per tutta la carriera fino alla pensione, è l’esperienza a guidarli nelle loro mansioni.
  • Generazione X: costituita da coloro che sono nati tra il 1965 e il 1980 e cresciuta in un’epoca di grandi cambiamenti. Dal punto di vista lavorativo, sono attenti al risultato ed è la prima generazione ad attribuire importanza alle competenze trasversali come leadership e problem solving.
  • Millennials: sono rappresentati dai nati tra il 1981 e il 1996. Questa generazione ha vissuto gli effetti della crisi economica tra gli anni del 2007 e il 2013, subendone le conseguenze dal punto di vista lavorativo: disoccupazione giovanile e precarizzazione. Sono individui immersi nella tecnologia e cercano un buon bilanciamento tra lavoro e vita privata.
  • Generazione Z: include i nati tra il 1997 e il 2010. Nativi digitali, desiderano avere un impatto immediato sul mondo.  Al lavoro, richiedono comunicazione trasparente e onesta e cercano un equilibrio tra vita professionale e vita privata. Non tollerano ambienti troppo autoritari e cercano un significato reale nella propria mansione.

 

Diverse generazioni, diversi approcci lavorativi

Innovazione tecnologica, approcci culturali e valoriali in continua evoluzione ed un maggiore accesso all’istruzione sono alcuni dei fattori che hanno contribuito negli ultimi anni, e continuano a contribuire, al mutamento del mondo del lavoro.

In un contesto lavorativo in continua evoluzione, quali sono i differenti approcci alle professioni delle diverse generazioni? A fornire una risposta è lo studio “People at work” dell’ADP Research Institute, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 Paesi, circa 2000 in Italia, indagando inoltre sulla percezione che i dipendenti hanno del mondo del lavoro del 2024 e sulle loro aspettative professionali.

 

  • La maggior parte dei Baby Boomers (1946-64) lavora senza badare all’orario. Oltre la metà di loro vuole potersi godere la propria mansione (60%) e desidera uno stipendio competitivo (55%). Proprio perché provengono da un’epoca in cui le dinamiche lavorative erano più ferree, sono dei lavoratori dediti e leali. Il 44% dei Baby Boomers è soddisfatto della flessibilità di orario e della possibilità di smart working offerti dal loro impiego.
  • Il 55% della GenX (1965-80) e il 53% dei Millennials (1981-96) desiderano avere uno stipendio competitivo. Sono meno interessati ad avere una sicurezza lavorativa: la pensa così il 42% della GenX e il 39% dei Millennials. Per certi aspetti, queste due generazioni sono legate ad una mentalità lavorativa del passato, ma al contempo rivolgono lo sguardo alle novità.
  • Per la GenZ (1997-2012) è importante lavorare per un datore di lavoro in cui crede e in un ambiente inclusivo. I dipendenti della GenZ sono meno leali rispetto ai colleghi più anziani e oltre la metà di loro considera lo smart working una discriminante per la scelta di un impiego. Tuttavia, circa il 38% dei lavoratori di questa generazione si ritiene insoddisfatto della flessibilità oraria e dello smart working offerti dalla propria mansione.

 

Un nuovo modello lavorativo

Ogni generazione, si è visto, ha aspettative e desideri professionali diversi. Dunque, in un mondo del lavoro così variegato, veloce e in continua evoluzione, come possono le aziende – in senso ampio – abbracciare il cambiamento per rispondere alle sfide del futuro?

 

  • Formazione continua: proporre percorsi formativi adatti alle necessità di ogni generazione, per permettere ai dipendenti di essere aggiornati e competenti. Le generazioni più giovani, potrebbero focalizzarsi sulle competenze tecniche e specifiche del settore di riferimento, mentre per le generazioni senior potrebbe risultare efficace approfondire le ultime tecnologie. Spesso inoltre le nuove generazioni, seppur intuitive e creative, presentano gap riguardo a determinate soft skills. La formazione contribuisce a mantenere i dipendenti di ogni età al passo con i cambiamenti, rendendoli più flessibili e pronti ad affrontare nuovi obiettivi.
  • Dialogo e mentoring intergenerazionale: favorire la discussione e lo scambio di conoscenze tra dipendenti di età diverse. In questo modo, si può contribuire a creare un ambiente di lavoro stimolante e inclusivo che dia valore anche alla diversità anagrafica, senza pregiudizi.
  • Team building: organizzare attività esperienziali significative che possano permettere a persone di età diverse di conoscersi e interagire, nonché ad alimentare il loro spirito di gruppo e stimolare competenze chiave.
  • Ambiente di lavoro flessibile: pensare a politiche lavorative che permettano ai dipendenti di conciliare vita privata e professionale, ad esempio incentivando orari di lavoro flessibili e smart working.

 

In un mondo lavorativo che cambia ogni giorno, le aziende devono riuscire a dialogare e coinvolgere i loro dipendenti provenienti da generazioni diverse. Favorire uno scambio costruttivo, una formazione di qualità e flessibilità lavorativa possono essere delle strategie utili per poter creare un luogo di lavoro inclusivo, aperto ed appetibile per ogni lavoratore e trasversale ad ogni generazione.

 

Un team multigenerazionale, per le aziende, rappresenta un valore aggiunto. Le risorse senior possono contribuire al lavoro con la loro decennale esperienza, mentre quelle junior possono offrire innovazione e creatività.

Per il futuro, la sfida non è quella di appianare le differenze proprie di ogni lavoratore, figlio della propria generazione e del proprio sistema valoriale, bensì di valorizzarle, in modo tale da creare un dinamico quadro intergenerazionale.

 

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