comunicazione e soft skill

Cos’è l’ascolto attivo? Perchè applicarlo al lavoro?

Scopri cos’è l’ascolto attivo, perché è fondamentale a lavoro e nelle relazioni e quali tecniche pratiche puoi applicare per comunicare meglio ogni giorno.

 

Nella società iperconnessa di oggi comunichiamo di continuo: al telefono, via email, in chat o di persona. Il confronto, tra colleghi e nel proprio quotidiano, è rapido e incessante, ma raramente ci fermiamo davvero ad ascoltare. Spesso confondiamo il semplice “sentire” con l’“ascoltare”, senza renderci conto che questa sottile differenza può trasformare la qualità delle relazioni. In questo contesto, l’ascolto attivo non è solo un’abilità tecnica, ma un atteggiamento che possiamo adottare per prestare attenzione autentica al nostro interlocutore, accogliere il punto di vista dell’altro e coglierne emozioni e intenzioni. L’ascolto attivo può quindi diventare una chiave comunicativa preziosa a lavoro e nella propria vita privata per comprendere meglio chi ci sta di fronte, costruire fiducia e migliorare la collaborazione.

 

Ascolto attivo: cos’è?

Quando comunichiamo, il nostro vero obiettivo dovrebbe essere quello di farci comprendere dall’altro: per riuscirci, però, è indispensabile saper ascoltare e cogliere la sua prospettiva. L’ascolto è infatti una competenza fondamentale per orientare la comunicazione e costruire relazioni realmente costruttive. Parlare di ascolto attivo significa andare oltre il semplice “udire”: vuol dire assicurarsi di aver compreso il messaggio dell’altro, chiarire i passaggi poco chiari, restituire feedback e dimostrare interesse autentico verso ciò che viene condiviso.

La mancanza di ascolto, d’altro canto, ha effetti concreti negativi, sia a livello personale che professionale. Infatti, le persone che non si sentono ascoltate tendono a:

  • perdere autostima e senso di autoefficacia
  • sperimentare maggiore stress
  • sentirsi frustrate e diventare passive

Allo stesso modo, nei contesti organizzativi nei quali è carente l’ascolto si creano condizioni critiche:

  • aumentano conflitti e malintesi
  • si moltiplicano errori
  • si perdono idee e suggerimenti utili per migliorare o risolvere problemi
  • si possono generare ricadute negative sull’immagine aziendale

 

Chi ne ha parlato?

I principali studi sull’ascolto attivo risalgono agli psicologi statunitensi Carl Rogers (1902-1987) e Thomas Gordon (1918-2002). Rogers, padre dell’approccio centrato sulla persona, lo descrisse come strumento per creare empatia e comprensione autentica. Gordon ne riprese i principi applicandoli all’educazione e alla comunicazione efficace, rendendoli pratici e accessibili. Le loro ricerche hanno posto le basi per l’uso dell’ascolto attivo in ambito formativo, relazionale e organizzativo.

 

Tecniche di ascolto attivo

Per mettere in pratica l’ascolto attivo non bastano le buone intenzioni: servono attenzione, allenamento, consapevolezza e alcune tecniche concrete. Ecco le principali strategie che aiutano a trasformare una conversazione in un dialogo efficace.

  • Fare domande: prestare attenzione a ciò che l’altro dice e, quando serve, porre domande per verificare di aver compreso davvero il messaggio. A questo proposito, esistono due tipologie di domane: aperte e chiuse. Le prime stimolano il destinatario a fornire più informazioni e arricchiscono il dialogo; le seconde – che prevedono risposte brevi come sì o no – servono a limitare l’ampiezza del dialogo o spingere alla decisione e sono adeguate a ottenere una informazione precisa e definita.
  • Capire le finalità della comunicazione senza dare interpretazioni: concentrarsi sull’intento dell’interlocutore, senza sovrapporre opinioni personali o attribuire significati non detti.
  • Considerare la comunicazione non verbale dell’interlocutore: osservare gesti, tono di voce, postura ed espressioni, perché spesso rivelano più delle parole. L’ascolto attento include anche questi segnali.
  • Moderare la propria comunicazione non verbale e i propri filtri: essere consapevoli di come il nostro corpo, la voce e i pregiudizi personali possano influenzare l’ascolto.
  • Ascoltare con partecipazione, senza giudicare: accogliere ciò che viene detto con curiosità e disponibilità, senza interrompere né formulare giudizi. Questo atteggiamento facilita la fiducia reciproca.
  • Parafrasare ciò che dice l’altro: ripetere, con parole proprie, ciò che è stato detto crea un clima di fiducia e sintonia durante la conversazione. Fa sentire l’interlocutore incoraggiato a proseguire il dialogo.

 

Vantaggi dell’ascolto attivo

Praticare l’ascolto attivo porta vantaggi concreti sia per chi parla sia per chi ascolta. Scopriamoli insieme.

Per chi parla:

  • si sente accolto e non giudicato
  • abbassa le proprie “difese”
  • accetta più facilmente ciò che gli viene detto
  • diventa più disponibile e portato ad ascoltare a sua volta

Per chi ascolta:

  • comprende meglio le istanze dell’altro
  • limita le incomprensioni
  • osserva le situazioni da un altro punto di vista
  • riesce a mirare meglio la propria comunicazione

 

Questi benefici, sommati, migliorano non solo le relazioni individuali, ma contribuiscono anche al benessere organizzativo delle aziende, favorendo fiducia, collaborazione e senso di appartenenza. In un contesto in cui la velocità e la molteplicità dei canali comunicativi possono indurci a trascurare la qualità del dialogo e delle relazioni, l’ascolto attivo diventa una competenza strategica. Coltivarlo ogni giorno significa investire nella qualità delle relazioni, nella crescita delle persone e nel successo delle organizzazioni.

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