Benessere e clima aziendale

L’uguaglianza di genere tra passato e futuro

Le disparità di genere costituiscono uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite parla chiaro: raggiungere l’uguaglianza di genere rappresenta un obiettivo indispensabile per un mondo migliore.

Che cosa significa uguaglianza di genere?

L’uguaglianza di genere, o parità di genere, chiamata anche parità tra i sessi è un valore, un diritto fondamentale dell’UE, una componente indispensabile per la crescita economica e un principio chiave del pilastro europeo dei diritti sociali.

Si riferisce alla parità tra donne e uomini rispetto ai loro diritti, trattamento, responsabilità, opportunità e risultati economici e sociali. La parità di genere si otterrà quando interessi, bisogni e priorità di uomini e donne saranno ugualmente valutati. (Fonte Parità di genere | Eurofound (europa.eu)

I diritti delle donne: uno sguardo al passato

Esattamente 71 anni fa, il 24 marzo del 1947, l’Assemblea costituente approvò l’articolo 3 della Costituzione, che proclamava l’uguaglianza di fronte alla legge senza distinzione di sesso. Questo fu solo il primo passo di un lungo e difficile percorso per raggiungere l’uguaglianza di genere.

Nel 1950 fu introdotta una legge fondamentale per la protezione fisica ed economica delle lavoratrici madri. Essa vietava il licenziamento durante la gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. Inoltre, proibiva alle donne incinte di svolgere lavori pericolosi, faticosi o insalubri, nonché di lavorare nei tre mesi precedenti il parto e nelle otto settimane successive, salvo possibili estensioni. Fu una bella conquista.

Dal 1963 con il riconoscimento della dignità del lavoro domestico agli anni ’90, furono anni davvero caldi. Vennero sviluppate norme a favore di maternità e indennità, e disposizioni del Jobs act contro il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco, vale a dire senza data.

L’uguaglianza di genere negli anni 2000

Il Testo unico del 2001 riguardante la parità di genere raccoglie e aggiorna le disposizioni legislative sul sostegno alla maternità e paternità. Il provvedimento riordina le norme vigenti sulla salute delle lavoratrici, inclusi i congedi di maternità, paternità e parentali, i riposi e permessi, l’assistenza ai figli malati, il lavoro stagionale e temporaneo, il lavoro a domicilio e domestico.

Una prima grande svolta avvenne nel 2006 con l’articolo 46 del Decreto Legislativo n.198 sul principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne.

Questo articolo obbliga le aziende, sia pubbliche che private con più di cento dipendenti a redigere un rapporto almeno ogni due anni sulla situazione del personale maschile e femminile. Esso deve includere informazioni sull’assunzione, la formazione, la promozione professionale, i livelli di carriera, ma anche cambiamenti di categoria o qualifica, nonché altri fenomeni come mobilità, cassa integrazione, licenziamenti e retribuzione effettivamente corrisposta.

E poi le quote rosa con la legge 120 del 2011 che garantiva una rappresentanza di genere equilibrata in determinate strutture pubbliche e private: imprese, istituzioni educative, organismi decisionali ecc.

L’agenda 2030 delle Nazioni Unite

Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è composta da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.

L’obiettivo numero 5 si impegna a raggiungere l’uguaglianza di genere e a potenziare l’empowerment delle donne e delle ragazze in tutto il mondo. L’obiettivo si propone di porre fine a tutte le forme di discriminazione e violenza basate sul genere, nonché di eliminare le pratiche nocive come il matrimonio infantile e la mutilazione genitale femminile. L’obiettivo mira anche a garantire l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva, a promuovere la partecipazione delle donne alla leadership e alla presa di decisioni, e a garantire pari opportunità di occupazione e di accesso all’istruzione per le donne e le ragazze.

L’uguaglianza di genere in Italia

Secondo il Global Gender Gap Report del World Economic i migliori paesi in tema di uguaglianza di genere sono i paesi scandinavi: Islanda, Finlandia e la Norvegia con divari di genere chiusi al 91%, all’ 86% e all’84%. L’analisi è stata fatta prendendo in considerazione quattro indicatori: opportunità economiche, istruzione, salute e leadership politica.

E in Italia?

Nonostante i progressi che sono stati fatti negli ultimi decenni, c’è ancora molto lavoro da fare per raggiungere una vera parità tra uomini e donne nel nostro paese.

Innanzitutto, l’Italia ha ancora una notevole discrepanza tra i generi nel mondo del lavoro. Le donne sono spesso sottorappresentate in posizioni di potere e leadership, e guadagnano generalmente meno rispetto ai colleghi maschi che svolgono ruoli simili. Questo divario salariale è noto come “gender pay gap”.

Inoltre, molte donne italiane si trovano ad affrontare difficoltà nell’accesso all’occupazione e alla carriera, soprattutto a causa di stereotipi di genere radicati nella società. Le donne spesso sono responsabili del lavoro domestico non retribuito, limitando il loro tempo e le loro opportunità di sviluppo professionale.

Anche nel campo politico, l’Italia ha ancora una bassa presenza femminile, basti pensare alle cariche di Governo e Parlamento.

Dal punto di vista sociale l’Italia ha una cultura tradizionalmente patriarcale, in cui ancora persistono forme di discriminazione e stereotipi di genere. Ad esempio, le donne sono spesso oggetto di violenza domestica e di molestie sul posto di lavoro. È necessario un forte impegno istituzionale e sociale per contrastare queste forme di violenza e creare un’ambiente sicuro e rispettoso per le donne.

Vantaggi e incentivi per la certificazione di genere

Il “Sistema di certificazione della parità di genere” è un intervento del PNRR, (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) volto ad accompagnare ed incentivare le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere e “gender pay gap” aumentando le opportunità di crescita in azienda e tutelando la maternità con il work life balance.

Gli incentivi messi a disposizione vanno da un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, ad un miglior posizionamento in graduatoria nei bandi per l’acquisizione di servizi e forniture.

I vantaggi sono presenti anche in termini di reputazione, attrazione e trattenimento di talenti, creatività e innovazione, l’accesso a nuovi mercati.

Tuttavia, è importante che l’impresa si impegni attivamente nella promozione della parità di genere, facendo della certificazione un segno tangibile dell’impegno verso l’uguaglianza e l’inclusione all’interno del suo ambiente di lavoro.

Per un maggior approfondimento scarica le slide della nostra pillola formativa dedicata al Linguaggio Inclusivo in azienda:

Linguaggio Inclusivo: come promuovere l’inclusione in azienda – Upskill Formazione (upskill-formazione.it)

Lasciati ispirare dai nostri percorsi formativi dedicati alla Sostenibilità:

Sostenibilità – Upskill Formazione (upskill-formazione.it)

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